L’anno 2016, e precisamente il giorno 29 marzo, ha segnato il cinquecentesimo anniversario della creazione del Ghetto di Venezia, il primo al mondo. Il Senato veneziano stabilì che tutti gli ebrei residenti in città dovessero obbligatoriamente risiedere in una zona a loro riservata nel sestiere di Cannaregio. Nasceva così un'istituzione che si diffuse poi in altre città nel resto dell'Europa.
Per ricordare questo evento e rendere omaggio alle donne e agli uomini che hanno vissuto nel Ghetto di Venezia fino alla sua eliminazione nel luglio del 1797 quando la Repubblica Veneta cessò di esistere, il Teatro della Voce propone lo spettacolo “Continua à habitare nel Ghetto”, un’elaborazione teatrale realizzata da Franco Di Leo sulla base del saggio “L’Inquisizione a Venezia” (Mondadori Libri) di Riccardo Calimani, uno degli storici più importanti dell'ebraismo italiano ed europeo, presidente della Fondazione Nazionale Museo dell'Ebraismo e della Shoah di Ferrara.
Due attrici e due attori, un tavolo, due sedie e una valigia. Una scenografia dipinta a mano che rielabora le case del Ghetto di Venezia. Musiche di ispirazione sefardita composte ad hoc per questo spettacolo. E’ tutto quello che serve per ridare vita ai processi contro i cosiddetti “marrani”, cioè quelle persone che, convertite forzatamente al cristianesimo, rimasero nel loro intimo ebrei e praticarono in tutto o in parte, tra le mura domestiche, i riti del giudaismo. Nella Venezia del Cinquecento per essere accusati davanti al Tribunale dell’Inquisizione di “giudaizzare” bastava una frase imprudente, una berretta gialla, un atteggiamento sospetto o sospettabile o una condotta irregolare, al limite delle convenzioni.
Queste vicende, ricavate dagli antichi verbali dell’Inquisizione riportati testualmente e resi attuali solo nella forma, raccontano storie intense e sofferte, spesso pervase da una sottile ironia, di individui che sarebbero rimasti sconosciuti se non fossero stati accusati di trasgressione, gettando così luce su un aspetto poco noto della suggestiva storia di Venezia.
Anche se gli eventi oggetto di questo spettacolo sono accaduti nel Cinquecento, i costumi di scena sono ispirati agli anni della seconda guerra mondiale: un parallelismo che in apparenza potrebbe sconcertare. Solo in apparenza, però. Le vicende dei marrani, infatti, servono a ricordarci che i tempi cambiano, ma le discriminazioni purtroppo restano.
Insieme allo spettacolo viene allestita, nel foyer dei teatri dove viene rappresentato, la rassegna fotografica "Frammenti", realizzata da Daniela Domestici nel Ghetto di Venezia e ispirata dalle battute dei personaggi dello spettacolo che costituiscono una sorta di colonna sonora in sottofondo.
Interpreti: Ezio Baldo, Federica Domestici / Jasmine Morandi, Giuliana Mattiazzi, Valerio Milan
Regia: Franco Di Leo
Musiche originali: Roberto Ludergnani
Scenografia: Valerio Milan
Durata: novanta minuti (atto unico)
Dall'Auditorium di Maccagno "Continua à habitare nel Ghetto"
Articolo del 25 ottobre 2016 di Marina Perozzi nel sito www.lostivalepensante.it/lo-stivale-luinese/
"Sconvolgente tragicità ed estrema attualità di una storia che nasce nel ‘500, ma che ciclicamente si ripropone nel tempo, identica nella sua assurda follia. Stiamo parlando di 'Continua à habitare nel ghetto', la commedia dei processi ai “marrani”, elaborazione teatrale ..."
Lo Stivale Pensante - Continua à habitar
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